Se le ombre fossero colorate e non
ci inseguissero irregolari e non sparissero a tratti, infilate in
qualche fessura, ma fossero più di una nostra immagine riflessa, saremmo
forse più creativi, o magari più candidi, guarderemmo in faccia i
nostri simulacri e forse ne rideremmo. Con grazia e con leggerezza.
Il catalogo di Silvia Forese
girava per casa da un po' in attesa di un pretesto e non erano solo gli
acrilici - essenziali nella loro prospettiva elementare -
ma in particolare le installazioni, fatte con il nastro adesivo, il tape
colorato o bianco, a interessarmi.
Accostato a poltrone fruste, sedie, attaccapanni, oppure installato all'aperto o nel chiuso di una galleria e di un ristorante, il disegno con il nastro finisce con il mostrare, anzi, inizia a mostrare, per molto più di un istante, l'ombra degli oggetti, l'ombra delle persone, del loro passaggio.
La bidimensionalità del tratto di nastro costringue a guardare, a una riflessione non tanto sul come sarebbe o saremmo, ma sul come è, sul come siamo.
L'occasione
di osservare noi stessi e le cose senza gli orpelli degli occhi, senza
il marketing dello sguardo, senza l'illusione quotidiana della
tridimensionalità, contingente, passeggera, ubiqua.
Lo scarto (visivo e concettuale) tra il tape bidimensionale e la realtà diverte, sconcerta: lo sbigottimento di qualcosa o qualcuno osservato per la prima volta, in assenza di materia, per riconquistare qualcosa di perduto, le nostre lost property.
E un senso di gratitudine verso Silvia, che ha fatto qualcosa in vece nostra, dando forma leggera alle ombre.
"Lost Property" mostra e installazioni di Silvia Forese al Cinnamon Soho, 5 Kingly Street, London.
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