Le opere di Sara Willett hanno un titolo, ma se scoperte nella loro crudeltà tecnica (=la descrizione del supporto) riempiono con lo scavo e con il lavorio gestuale il silenzio delle domande senza risposta, il buio del displacement (una categoria, anzi un carattere della mente quando pur essendo presente tende consapevolmente ad alienarsi): Gouged Acrylic on Board.
Il risultato della crudele tecnica è una superficie a livelli di colore, incisa e scavata, quindi tridimensionale, che si muove caleidoscopica davanti agli occhi.
Qualcosa che disturba, ma, se esposto allo sguardo paziente e a una vista prolungata, qualcosa che dà equilibrio e cattura la complessità in forme semplici, riconoscibili.
Nei giorni che precedono la mostra circolano per casa scatole di cartoline-invito: il close up di Excavation Sea (vedi foto sopra) che a parete, dal vero ,si trasforma nell'ennesimo ingrandimento, iridi di pesci che si muovono nell'acqua, scialli di insetti, onde di vesti, mosaici d'ombre, anche ossessioni, il displacement appunto.
Con il torpore dell'alcool - capita no? - le tele di Sara sono implacabili radiografie di un reale immaginario. Complici le luci del Cinnamon e le pareti scure dell'Anise Bar.
E Sara Willett intanto mostra un' invidiabile calma, la calma di chi tesse la tela del ragno e scava gli acrilici.
Shape Shift, Exibition by Sara Willett at Cinnamon Kitchen & Anise Bar, 24 May - 15 September .
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