Se dovessi ristudiare filosofia e avessi una qualche possibilità di scelta sul programma, manderei a stendere Platone a favore di Epicuro, l'Aristotele scientifico a discapito del metafisico, ridurrei la tomistica a un puro fatto di tomi, Locke e Hume obbligatori assai più di Cartesio e Kant. (I can't Kant)
Mi toccherebbe spiegare quanto Platone sia stato sopravvalutato dai pensatori cristiani, lui che non voleva lasciare nulla di scritto e invece ha riempito gli scaffali del mondo.
E quanto di platonico rimasto non è quell'ideuzza dell'amore, ma l'intera metafisica occidentale, l'idea che di là, dall'altra parte, da dove vengono e abitano le idee, si sta decisamente meglio e che la nostra vita è un costante dibattersi e tendere verso, e infine, oltre quel muro.
Ma ho studiato sul Reale al Liceo, e poi in Cattolica, dove Giovanni Reale di persona personalmente impazzava e impazziva, e quindi non posso non dirmi platonico*.
Divenni con il tempo un fan di Epicuro (scoppiò il caso delle Edizioni Mille Lire con la Lettera sulla Felicità come prima uscita), e dei suoi frammenti; un filosofo della vita, dei sentimenti, realista, sereno, saggio, non il maiale schiavo del piacere come i platonici prima e i tomisti dopo l'hanno sempre ritratto, compromettendo la trasmissione dei testi.
Quando poi arrivai allo scozzese Hume, mi pareva una sorsata d'acqua fresca, scoprendo lui, e io con lui, l'acqua calda, dentro le rocciose certezze del platonismo di tutti i secoli (Intitolare i manuali: Storia del Platonismo e di qualche eccezione): il desiderio e non la ragione, l'esperienza contro le idee innate, l'etica dei sentimenti vs i principi morali, il sospetto di ateismo (tutto da dimostrare).
Siccome non ho argomenti filosofici, ma soltanto aneddotici, e circa le affinità sono istintivo, mi capita di provare un'immediata simpatia per qualsiasi cosa o persona si associa in parte, per caso e per dettagli con una cosa o persona che già conosco e già mi piace.
Così arrivo a Gary Hume, inglese del Kent, e alla Tate Britain solo per la coincidenza del nome, per quello che richiama.
So che in realtà dovrei recensire, ma tra le molte immagini di cui le nostre giornate sono ridondanti, l'essenzialità dell'arte è un sollievo, un palliativo a favore... dell'essenziale. Intendo l'essenziale delle persone e degli oggetti. E l'essenziale non si commenta.