
A Londra i cimiteri sono parchi, forse viceversa, le chiese sono circondate da sarcofaghi di pietra: dovunque riposano le polveri di vecchi cavalieri, di dame devote alla corona, ceneri di eroi e di "qualunque".
E a guardare, ogni volta che vado a lavorare, anche solo il cimitero di West Norwood a ridosso della fermata del treno e di fianco alla biblioteca pubblica penso sempre o quasi alla frase di Don Re, il mio indimenticato insegnante di greco, che ci spiegava Epicuro con uno dei suoi frammenti: "C'è la morte non ci siamo noi, ci siamo noi non c'è la morte".
E quello che gli eredi vittoriani dei celti hanno ritagliato lungo il profilo ondulato di Londra sono spazi verdi come l'Abney Park Cemetery a Stoke Newington: un ingresso a pilastri di egiziana retorica, le tombe che compaiono solo dove la natura non ha preso il sopravvento, la Anglican Chapel al centro del parco, vuota, diroccata e sconsacrata...
Poi per esorcizzare, una volta usciti da Abney Park, basta passeggiare lungo Stoke Newington Church Street e magari infilarsi nel The Blue Legume in cerca di un caffè.
Mi permetto di contestare la frase di Epicuro: a volte la morte è dentro di noi
RispondiEliminameglio se ti chiami "il legno muore (dentro)".
RispondiEliminaTarli?
il fra