Dovrei probabilmente scrivere del
fidanzamento tra
William e Kate, tra un reale ed una
commoner, dell'anello di
Diana che lei ha al dito come pegno d'amore.
Dovrei, più seriamente, scrivere del dibattito circa la opportuna sobrietà del matrimonio, che si terrà la prossima primavera in una data non troppo prossima al compleanno della regina
Elisabetta e alle festività di
Pasqua, l'impatto mediatico ed economico dell'evento, il conio di nuove monete, la produzione di stoviglie e ceramiche
ad hoc.
L'opinione pubblica chiede addirittura che il giorno del matrimonio diventi festività nazionale (
bank holiday): insomma il tutto sembra una rinfrescata alla monarchia, una vera e propria macchina da soldi che si
incepperebbe se quelle due
impresentabili facce da pantofola di
Carlo e
Camilla diventassero sovrani. Largo ai giovani insomma e largo al denaro, che se speso con parsimonia,
distrarrebbe dalla crisi e dai tagli.
Dovrei piuttosto regalare a qualche amica affamata di
pettegolezzi reali la
mug con le iniziali dei due piccioncini
perché da sempre i
Windsor interessano più dei
Savoia, ma non mi posso fermare alle prime pagine dei giornali e dei
tabloid... meglio (!?) andare oltre, alle pagine degli esteri: dove invece impazza
Lui.
Su
Metro, una
pubblicazione distribuita gratis nella rete di trasporti
londinese,
Lui è
Berlo, settantaquattro anni, faccia sorridente ed aria ammiccante, nel riquadro sotto la statua di
Marte e
Venere, appena fatte restaurare da
Berlo in persona, completando le mani di lei e attaccando il pene a lui.
Ma si sa che i
tabloid prendono per il culo un po' tutti, regina
Elisabetta compresa, per cui sorvolo: trattasi di lettura mattiniera
prelavorativa di puro
intrattinimento.
Sul
Times e sul
Guardian, Berlo diventa
Berlusconi e la cosa si fa seria
.
Non mancano certo gli articoli sul
pene (della statua) di
Marte, sulle pene di
Venere, sulle
telefonate in questura, sulle
accuse di mafia che piombano sul suo
entourage, su avvocati corrotti, sulle leggi
ad personam, sul
potere dei media, ma la domanda principale è: come è possibile che
Berlusconi sia ancora al potere?
perchè gli Italiani lo votano? Quando e come se ne andrà? e
soprattutto! che cosa accadrà dopo?
Tobias Jones* fa una spietata analisi dell'italianità di
Berlusconi in un
lungo articolo apparso sul
Guardian martedì sedici novembre: in un paese normale anche solo la più risibile delle accuse ed il meno rilevante dei fatti penalmente accertati avrebbe tolto
Berlusconi dalla scena politica per sempre. Ma agli italiani piace il suo sangue caldo ed il fatto che Lui non lo nasconda.
Jones cita la legge del governo italiano contro la
prostituzione e dice che è "c
ome se un insegnante alcolista dicesse agli studenti di non bere la coca cola".
Avere un
comportamento esemplare in un paese normale sarebbe una virtù, assecondare le di lui abitudini sembra proprio una collettiva ammissione di complicità. Insomma perdoniamo chi ci assomiglia.
Noi italiani amiamo lo stile, lo
charm e la seduzione e
Lui le incarna
perfettamente, nonostante il suo feudale e patriarcale bigottismo.
La battuta sui
gay non ci scandalizza piuttosto ci fa sorridere, chi infatti vorrebbe mai un figlio
gay? meglio conclamare una certa debolezza per il gentil sesso.
Insomma
Lui ha trasformato l'
Italia "
into a complete joke" (in
tivvù il
Nostro è pure bersaglio di molti comici britannici).
La scusa del potere mediatico della famiglia
Berlusconi è per
Jones relativa: insomma siamo noi che lo vogliamo e
poiché lo vogliamo, è difficile
sbarazzarsene. Dopo di
Lui il vuoto, anche per via di una inesistente e afasica
opposizione.
Deberlusconallizzare l'
Italia sarà un drammatico ritorno alla realtà, dopo venti anni di lavaggio del cervello. Serve per svegliarci, la catastrofe di una crisi economica?
Non è bello leggere queste cose, poco importa che le si condivida in tutto o in parte.
Da tempo mi guardo sempre un po' intorno quando apro il giornale, so che la pagina dieci implacabile mi aspetta al varco: ma l'immagine dell'
Italia è quella di un paese senza bussola, in crisi, ma che se ne fotte altamente.
Una
tragicommedia che diverte, ma che preoccupa,
perché l'
Italia è comunque un paese molto amato e gli inglesi non si astengono dall'osservarci e dall'
interpretare la nostra storia
contemporanea.
Che ci piaccia o no.
A parte la nostra, mia e di
Cristiana, cronaca familiare, il
blog serve per vedere meglio e fare confronti; tacere non possiamo, nemmeno dalla nostra
privilegiata posizione: qui la politica, il senso civico e l'impegno sociale, financo il servizio pubblico sono
semplicemente molto migliori dei nostri; che il tempo sia troppo variabile, gli inglesi puritani e rigidi come pali, la cultura
gastronomica inesistente ed orrida, non cambia di molto il mio giudizio.
Dopo undici anni di
Thatcher e dieci di
Blair, l'
Inghilterra è molto cambiata, ora affronta una crisi economica seria ed un debito pubblico tra i più elevati d'
Europa.
Il primo ministro dichiara tagli draconiani e non si cura della
impopolarità; il dibattito sui giornali e nella pubblica opinione è serio, talvolta drammatico, gli studenti inglesi per esempio reagiscono, anche
violentemente.
Tra il dire e il fare però, nella perfida
Albione, c'è poco margine.
Nel basso impero regnano invece le parole e, se ben dette, le parole hanno un innegabile magnetismo, ma lasciano i problemi esattamente dove sono e i problemi che non si affrontano si
ingigantiscono.
A scapito di noi, che sembra non ci accorgiamo di nulla,
gossip a parte.
Il fra* Qui l'intervista (in lingua italiana) a Tobias Jones.